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Provenienza: Roma

Periodo Attività: Dal 1990

Discipline: Writing

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HHF: Qual è stato il tuo imprinting con l’Hip Hop?

BOL: Nel periodo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 ero Metallaro e facevo pittura murale con le “Menti Primitive” al “C.S.O.A. Forte Prenestino”. Tenevamo laboratori di sviluppo della creatività attraverso il disegno e la pittura. 

A Roma frequentavamo i Centri Sociali, le Posse che facevano Rap, le prime Crews di Writers e di Breakdancers e anche noi cominciammo a fare pezzi con gli Spray scrivendo lettere. Tipo il Trow Up che riportava la frase “Pensaci Bene” contro la prima guerra in Iraq, che realizzammo a Piazza Teofrasto illegalmente durante un corteo. Sono cresciuto al Forte dai 18 anni in poi insieme ai ragazzi e alle ragazze che là provavano le loro canzoni a “Musica Forte”, il laboratorio di musica autogestita; tutta gente che, proveniente da Onda Rossa Posse, creò prima Assalti Frontali e poi la Cordata insieme ad altre Posse romane come One Love Hi Powa, che faceva musica Reggae, AK47 e 00199, una delle prime Crews di Writers donne romane. L’ambiente era dunque molto stimolante e cominciai a scrivere anche io il mio Tag, prima da solo poi in gruppo con TMH (The MadHatterz), 23Recordz, Tremaroma, che era una family con circa 20 persone e diverse Crews al suo interno e PDB (Poco Di Buono), la mia Crew a livello nazionale.

HHF: Si dice che la storia la scrive chi vince, ma sul campo si sono visti i migliori. Chi secondo te contribuì all’ evoluzione del vero HH nella scena italiana?

BOL: Non vince nessuno niente, mai. Alcuni raggiungono gli obiettivi che si sono posti e a volte ne sono felici, altri non raggiungono nulla, ma già il fatto di muoversi in quella direzione può dargli soddisfazione. Ogni opinione su cosa sia migliore di altro è puramente soggettiva. La storia la scrivono tutti, sia chi traccia una riga, sia chi scrive un poema. Per quanto riguarda la trasformazione a livello visivo della città che ho vissuto e ho fatto vivere in questi anni, posso dire la mia ma non pretendo che altri punti di vista si allineino al mio pensiero e sinceramente non me ne frega nulla. Vedete? Più che evoluzione, uso il termine “trasformazione”. La Roma che vedevo dal tram da bambino scriveva sui muri per la squadra del cuore (Romanisti e Laziali soprattutto), per la propria ideologia politica (sinistra, destra, ma soprattutto Anarchici) e per la propria ragazza/o di cui era innamorato o con cui aveva litigato. Nulla di nuovo accadde quando anche i Writers cominciarono ad appropriarsi di quegli spazi: se dalle origini della storia si scrivevano cose per strada o nelle grotte, loro erano solo gli ultimi ad averlo fatto. Certo che la potenza di un ragazzino con lo Spray in mano non l’avevamo mai provata ed eravamo in tanti a farlo, soprattutto sul finire degli anni ’90. La massificazione del fenomeno ha portato contaminazione, imitazione, elaborazione degli stili e anche scazzi, dovuti soprattutto al fatto che gli spazi erano ormai limitati, soprattutto sui mezzi di trasporto, i quali erano ormai già completamente dipinti e poco o mai ripuliti. Era vero o falso Hip Hop, quello che si stava facendo in quegli anni ? Non è un gioco. Anche se alcuni credevano di aver giocato bene, seguendo le “regole” del “vero Hip Hop”, hanno perso e col tempo hanno chiesto anche scusa a chi rompevano il cazzo con deduzioni su cosa fosse “vero Hip Hop”, “vero Writing” e simili. Direi che, anche se non hanno raggiunto i loro obiettivi e giacciono dimenticati nelle loro tane con le loro piccole certezze, anche costoro sono stati “veri” in quanto “veri” sono stati tutti quelli che hanno fatto e ancora oggi fanno cose contribuendo nel bene e nel male alla trasformazione di questa scena. Per alcuni aspetti tecnici c’è stata indubbiamente evoluzione nel Writing, nel senso che gli strumenti e le tattiche di “guerriglia urbana” utilizzate sono migliorate parecchio proporzionalmente alle tecniche e ai mezzi di repressione. Le persone che hanno condiviso conoscenza, tecnica, spazi e mezzi hanno contribuito a questa evoluzione/trasformazione. Per quanto riguarda lo Stile, ma soprattutto la mentalità e l’approccio al Writing, ringrazio sia coloro che mi sono stati accanto, sia coloro che mi hanno dato contro, da entrambe le tipologie ho preso qualcosa e mi sono, spero, evoluto.

HHF: Cosa ti porta ad essere un Hip Hopper oggigiorno?

BOL: Mi porto le esperienze che pochi altri hanno potuto o scelto di fare alla mia età e in quel periodo. Una formazione visuale molto particolare, un punto di vista unico, un’ ottima visione periferica che coincide quasi con la totalità del campo visivo dovuta, voglio credere, al fatto che dipingendo illegalmente ero molto attento a ciò che mi succedeva attorno. Una passione espressiva ed un approccio al desiderio che posso applicare in qualsiasi campo. La certezza di poter raggiungere qualsiasi obiettivo o di poter comunque muovermi verso di esso e gratificarmi anche di un solo minuscolo passo in quella direzione. Una grande responsabilità verso le vecchie e le nuove generazioni. Il rispetto per gli altri, la pace interiore. La gratificazione che viene dal riconoscimento del proprio operato come qualcosa che è stato importante per gli altri. Tra le altre cose sul mio sito Web ho un archivio di Fanzines che si chiama “Writing Magazines PDF”, per il quale ho chiesto l’ autorizzazione agli autori in merito alla pubblicazione in formato PDF. Il suo indirizzo è www.bolgraf.it/wmpdf.htm e chiunque vi può scaricare e stampare contenuti completi delle riviste ( la pagina Facebook di riferimento è www.facebook.com/WritingMagazinesPDF ); in questo senso farebbe sempre piacere se qualcuno volesse contribuire con le proprie produzioni, contattandomi.

HHF: Chi sono stati i Writers a cui ti sei ispirato agli inizi?

BOL: All’ inizio copiavo chiunque e qualunque cosa, senza distinzione, però mi piacevano i Puppets. Mi colpiva il fatto che in mezzo a tante linee spiccavano queste figure diverse e come un bambino preferivo guardare queste figure piuttosto che leggere i nomi di chi le aveva fatte. Mi sono nutrito di fumetti, da “Sturmtruppen” a “Diabolik” a “Lupo Alberto” al “Gruppo TNT”, mi piacevano le vignette satiriche sui giornali, le mascherine (Stencils) che facevano gli Anarchici e i Punks per strada, i posters dei “Ratos De Porao” e dei vari gruppi musicali Hardcore, le grafiche dei dischi Metal e Punk, le pubblicità enormi per strada.

HHF: Raccontaci un aneddoto legato all’ Hip Hop che pensi meriti di essere ricordato.

BOL: Ricordo con piacere che casa mia era un porto di mare per Writers provenienti da tutta Italia che ospitavamo per la notte, il rapporto di fiducia era indiscusso a partire dal fatto che eravamo tutti Writers. Solo per questo ci fidavamo l’ uno dell’ altro e condividevamo tutto quello che avevamo a disposizione.

HHF: Pensi che il tuo Stile abbia influenzato qualche Writer più giovane?

BOL: Molto più di uno, considera che una volta uscì una Fanzine con un pezzo di un altro Writer taggato con il mio Streetname! A parte questo, spero di essere stato un esempio positivo a livello mentale, una spalla su cui appoggiarsi, un fratello con cui vivere momenti particolari. Per alcuni, ho certezza che le cose siano andate così!

HHF: Come ti rapporti con la mentalità in voga oggi in questo ambiente? La vivi attivamente o passivamente?

BOL: Passivamente, come sempre! Non guardo agli altri per sapere cosa fare, guardo dentro me stesso e poi trovo il modo per fare quello che voglio senza che questo dia fastidio agli altri. Sono sempre stati gli altri ad aver cercato di infilarmi in una definizione in cui io non avevo la minima voglia di identificarmi. Siccome non ho mai vestito alla moda, non ho mai avuto una mentalità in voga con cui rapportarmi. Ho vissuto l’ ambiente Hip Hop perché pervadeva il mio intorno ma non me ne sono voluto sentire protagonista, parte attiva.

HHF: Se non fossi stato un Writer, in quale disciplina della Cultura Hip Hop ti sarebbe piaciuto cimentarti maggiormente?

BOL: La Breakdance! Mi ha sempre affascinato ma non ho mai avuto voglia di faticare fisicamente, ciò non è avvenuto mai in vita mia, dunque ho ritenuto di dover evitare qualcosa a cui non potevo dedicarmi con tutto me stesso.

HHF: In quali aspetti del tuo carattere pensi che l’ Hip Hop ti abbia migliorato?

BOL: Il mio carattere non è migliorato per nulla ( risata….)! Cioè si è un po’, come dire, “ammorbidito” col tempo, d’ altronde 50 anni li sento tutti! Ho smussato qualche angolo, ho cercato di assomigliare all’ immagine positiva che avevo di me stesso ma non credo ci sia ancora riuscito, devo lavorarci ancora, forse per sempre. L’ Hip Hop è uno strumento come tanti altri e ci puoi fare tante cose, come succede per un martello, ad esempio, puoi schiacciare un chiodo o darlo in testa a uno che passa, dipende da te. Se capisci questa cosa, puoi utilizzarlo per migliorarti anche a livello caratteriale, sempre che tu abbia voglia di dedicargli tempo ed energie, naturalmente. Forse l’ unica cosa in cui il disegno e la pittura mi hanno aiutato veramente riguarda la timidezza che vivevo nei rapporti con il genere femminile. Disegnare pappagalli che dicevano cose alle ragazze al posto mio facilitava l’approccio e devo dire che nel tempo mi ha fatto capire che alcune cose potevano esser dette, per altre bastava il linguaggio del corpo. Ho cominciato ad aprirmi agli altri in generale e per farmi conoscere ho fatto molte cose, tra cui il sito Web www.bolgraf.it in cui metto tutte le mie creazioni, il profilo Facebook www.facebook.com/PietroBOL che uso un po’ come blog personale e quello Instagram www.instagram.com/bol_pietromaiozzi su cui pubblico qualche foto ogni tanto. Se mi trovate migliorato, ditelo voi!

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