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Provenienza: Calabria
Periodo Attività: Dal 1992
Discipline: Breaking
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HHF: Come sei venuto a conoscenza dell’Hip Hop? Qual è stata la prima espressione artistica con la quale sei venuto in contatto e che Ti ha suscitato curiosità?
A: Sono venuto a contatto con questo fantastico movimento culturale, chiamato Hip Hop, a soli 13 ann. Era l’ormai lontano 1989, ero a Zurigo a trovare mio fratello che all’epoca viveva li’ e già bazzicava questi ambienti, decise di portarmi con lui ad una jam.
Alla jam all’improvviso si aprì un cerchio e dei bboys iniziarono a ballare, ne rimasi colpito e allo stesso tempo si aprì dentro di me una forte curiosità e interesse. Ricordo che in questo cerchio un ragazzo spagnolo ha iniziato a fare qualche giro sulla testa e pensai “Wow… questo lo voglio fare anch’io!!”. Ne rimasi letteralmente folgorato.
Poi purtroppo la vacanza finì e dovetti tornare a casa; un piccolo paese nel profondo Sud, dove il breaking era ancora completamente sconosciuto. ( O almeno credo…) Non era epoca di internet e condivisioni, tornai ed essere un teenager come altri, ma sentivo che qualcosa era come cambiato.
A inizio anni ’90 mi sono trasferito a vivere a Torino e dopo qualche tempo (siamo nel 1992 o giu’ di li..) sentendo parlare del Regio decisi che era arrivato il momento di farci un salto…
Era pieno di bboys che ballavano ed io rimasi immobile, nuovamente folgorato nel vedere quello che facevano e lì ho capito: la danza , il b-boying quella era la strada che volevo percorrere, dovevo provarci, così ho fatto ed iniziai a ballare.
HHF: Quali sono stati gli artisti, i pionieri o gli esponenti che Ti hanno formato, all’inizio del Tuo percorso?
A: Le persone che mi hanno ispirato e formato sono le leggende che ho conosciuto al Regio. Parlo in primis di Bboy Davide Atomik che fu il primo ad accogliermi, a darmi consigli. Qualche anno dopo ho conosciuto NextOne, con il suo stile mi ispirò profondamente poi ce ne sono stati altri tipo Demis, che mi ha dato molti consigli che mi hanno aiutato a migliorare, BBoy Bruni, un compagno di viaggio.
Sicuramente ce ne sono stati tanti altri… Non me ne voglia nessuno se non faccio tutti i nomi!
HHF: Questa rubrica cerca di portare i lettori anche a conoscenza di quelle personalità che non hanno avuto gli onori della ribalta, ma che li avrebbero meritati. Quali “Italian Hidden Sories”, secondo Te, andrebbero recuperate assolutamente?
A: Sì, credo che ci siano molte personalità che sono rimaste o nell’ombra o che non avuto il giusto riconoscimento, magari perche’ hanno vissuto i loro attimi di apice in un periodo o di transizione o dove c’era poco, nel senso che non c’era questa visibililtà mediatica e di social. Proprio con riferimento a questo penso a Bboy Davide Atomik: un uomo che a fine anni 80 era già una leggenda ma che ora, purtroppo, tanti della nuova generazione non conoscono. Ce ne sarebbero tanti altri ma per evitare di far torto a qualcun dimenticandolo involontariamente citerei solo Atomik: perche’ è legato al mio “mondo” e “cultura locale” e come già detto sopra è una persona che mi ha ispirato.
HHF: Cosa ha significato nella Tua vita essere Hip Hopper e cosa significa oggi, alla luce delle esperienze che hai vissuto?
A: Appartenere a questo movimento culturale (ci tengo a sottolineare questo aggettivo) ha significato e significa, per me, aver voglia di conoscere. Come dice KRS ONE: la “knowledge” è il 5° elemento dell’Hip Hop. Ed è vero, è proprio cosi’. L’Hip Hop e tutta l’arte che gira intorno a questo movimento mi ha permesso di vedere le cose in modo diverso, di dare tutto un altro senso alla mia via. Mi sono letteralmente evoluto non solo come artista ma come uomo. Essere Hip Hop vuol dire migliorarsi tutti i giorni e pensare che una persona dal “ghetto”, come fu alle origini, attraverso gli elementi di questa cultura può arrivare a cambiare la sua esistenza, ovviamente con impegno e con un po’ di talento. Quindi essere Hip Hop per me significa: filtrare la mia vita attraverso questa cultura.
HHF: Raccontaci un aneddoto legato all’ Hip Hop che pensi meriti di essere ricordato.
A: Aneddoti ne avrei tantissimi da raccontare. Se penso solo a quanto ho vissuto con la mia crew, i Fightin Soul , potrei scrivere un libro! Comunque, se devo citare una chicca, un qualcosa che ricordo con piacere è quando nel 97 a Zurigo, in occasione di un evento Crazy Legs (“Rock Steady Crew”) lancio’ una sfida a Lil Cesar (“Air Force Crew”) e lo invitò a salire sul palco, questo pero’ si vide costretto a rifiutare perche’ era infortunato; a quel puntoCrazy Legs chiese chi avesse il “coraggio” di salire sul palco per sfidarsi contro di lui e tutta la sua crew! Ovviamente più per show che per una battle.
A quel punto, non mi sono fatto scappare l’occasione e insieme ad altri italiani, siamo saliti sul palco. Io ragazzino mi sono ritrovato a ballare con dei miti, che fino a poco tempo prima vedevo solo nei video in VHS!
HHF: Nel tuo percorso con l` Hip Hop, quali sono state le esperienze più determinanti e che Ti hanno portato alla consapevolezza di poter raggiungere i Tuoi obiettivi?
A: Sicuramente una delle esperienze, anzi, l’esperienza più importante e significativa nella mia vita da Bboy è stata la creazione della mia crew. Quasi per gioco all’inizio io e il mio amico e socio Silvio abbiamo deciso di fondare i Fighting Soul: esattamente nel 1996. Partendo dalla strada, poi le prime jam e abbiamo avuto si’ la consapevolezza che potevamo realizzare alcuni dei nostri sogni e così è stato! Anni dopo ci siamo ritrovati difatti ad essere una delle crew piu’ conosciute in Italia in quel periodo, a ballare in tutta Europa, ad essere il primo gruppo ad avere degli sponsor e a fare tour (con gli Articolo31 ad esempio). Tutti obiettivi che per i tempi erano cose non facili da raggiungere, forse quasi impossibili…
HHF: Viviamo in un periodo storico di sovraesposizione mediatica dell’ Hip Hop, che spesso può generare fraintendimenti e confusione. Quale consiglio senti di dare ai ragazzi ed alle ragazze che vorrebbero intraprendere un percorso formativo e artistico costruttivo?
A: Concordo che viviamo in un momento storico dove l’aspetto mediatico e social sta diventando più importante della vera natura e contenuto di questa cultura. Quello che mi sento di dire ai giovani, che oltre a curare il lato artistico che ovviamente è fondamentale, dovrebbero anche curare il lato della knowledge dell’Hip Hop. Per questo è importante interessarsi al passato, alle origini, a chi c’è stato prima di noi. In questo percorso troveranno tante risposte, che saranno utili per crescere sia come persone che come artisti. Una volta capito questo, un altro consiglio che secondo me potrebbe aiutare a “durare” nel tempo è quello di unire al talento una sana e umile mentalità.
HHF: Vieni da Torino, citta’ di validi artisti e pionieri, ecco come erano i primi anni al Regio? Cosa manca di quell`atmosfera e cosa non potra’ mai piu’ tornare?
A: Sicuramente la città di Torino è stata una delle culle dell’Hip Hop in Italia e il suo fulcro era il Regio, un posto fantastico. Ricordo ancora il sabato pomeriggio, quando andavo ad allenarmi. Prima di arrivare già mi tremavano le gambe per l’emozione. Il Regio era un ambiente, che emanava una vibrazione potente, difficile da spiegare, era pieno di fermento culturale e artistico. Potevi trovarci rapper che facevano freestyle, writers e bboys che si allenavano. Inoltre potevi trovare personaggi storici come: NextOne, Atomik, Dj Gruff, Carry D, Josta, Illo, Igor, solo per citarne alcuni….Purtroppo posso dire che oggi non è piu’ come un tempo, anche se fortunatamente il Regio resiste e vive grazie ai giovani e a qualche veterano irriducibile. Le cose sono però appunto cambiate forse a causa di troppi eventi, troppa competizione, che hanno logorato quel senso di aggregazione genuina dei tempi passati e fatto perdere quel senso di magia. Quindi ora manca proprio quell’essere uniti. Per noi il Regio era come una seconda casa dove passare intere giornate aiutandoci a vicenda per cercare di migliorarci, gli uni con altri. A differenza di oggi c’era poco in giro e quel marmo era la vetrina dove metterci in gioco e guadagnarci il rispetto dei piu’ vecchi. Adesso invece essendoci piu’ occasioni per ballare in palestre e sale, non tutti scelgono la strada o un solo ritrovo.
HHF: Ci sono artisti che vedi come dei punti di riferimento non solo professionale, ma anche umano?
A: Sui personaggi che mi hanno ispirato a livello artistico e professionale ho già speso diverse parole. Vorrei quindi concentrami in questa risposta sul lato umano e citare una grande Bboy e una grande persona: Bboy Crazy, dalla Svizzera. Una persona fantastica, umile e sempre con una buona parola per tutti. Sono oltre 20 anni che ci conosciamo ed è sempre uguale, sempre vero.
HHF: Pensi che il tuo operato abbia influenzato negli anni qualcuno più giovane?
A: Quando vado in giro mi capita di incontrare ragazzi, che mi dicono che hanno iniziato a ballare vedendo me. Altri mi scrivono privatamente dicendomi che sono stato uno di quelli, che li ha ispirati o spinti a iniziare. Credo che anche la VHS dei Fightin soul, SKY’S THE LIMIT, abbia avvicinato tanti al breaking. Ammetto che tutto questo mi da grande soddisfazione!
HHF: Quali sono i Tuoi progetti attuali, cosa stai preparando per il futuro?
A: Dopo oltre 26 anni di sana attività, i miei progetti attuali e futuri sono quelli di andare avanti con la mia passione, quindi continuare ad allenarmi ad andare in giro per trasmettere ai giovani quello che ho imparato, infine tra i miei progetti rientra quello di godermi la mia vita non artistica con la mia famiglia e la piccola bimba.
Ti ringraziamo ancora per l’occasione che ci hai concesso e vorremmo chiederti di segnalarci qualche artista emergente, italiano o straniero che hai conosciuto o che hai scoperto e che, secondo te, rappresenta un fulgido esempio di Hip Hopper.