L’obiettivo principale che Hip Hopera Foundation si è posta, fin dal principio, è quello di accrescere la propria formazione, la propria educazione in ambito culturale, cercando di rimanere il più avulsa possibile dalle logiche dei contesti ufficiali, troppo spesso viziati dal pregiudizio, dagli interessi economici, ma anche dall’indolenza e dall’abitudine che impediscono, per definizione, la ricerca di contenuti liberi e veri.
Per questo motivo la produzione di contenuti originali, basati sul contributo e sull’impegno dei singoli soci, diventa lo strumento attraverso il quale confrontarsi apertamente e costruire basi solide sulle quali poggiare i progetti ideati, affinché possano realizzarsi, durando il più a lungo possibile, a disposizione di tutti coloro che vorranno fruirne.
L’intervista che segue è stata realizzata grazie alla visione lungimirante di persone capaci non solo di sognare una realtà differente da quella aberrante che ci circonda, ma di mettere in campo le proprie forze, i propri valori ed il talento di cui dispongono per cambiare ciò che sembra ineluttabile.
Ho avuto la fortuna di poter essere il portavoce di tutta la nostra sssociazione, dialogando con Wanda Rivera Melendez, moglie del compianto Benjamin “Yellow Benjy” Melendez, leader e fondatore di quella realtà che ha incarnato i valori universali positivi di cui anche l’Hip Hop si fa promotore e che risponde al nome di Ghetto Brothers, un collettivo nato nel South Bronx a New York City, in un contesto come quello sociale e politico della fine degli anni sessanta, passando da gang di strada a riferimento costruttivo e legale, capace di offrire una via diversa ai ragazzi che non avevano aspettative di vita diverse da quelle imposte dalla loro condizione di emarginazione e povertà.
Personalmente vorrei esprimere tutta la mia gratitudine alla Signora Rivera per averci accolti in casa sua, mettendoci a disposizione i ricordi e le esperienze vissute, con grandissimo affetto e fiducia e per aver compreso lo spirito che ci ha mossi nella richiesta di conoscere meglio una storia nella Storia che troppe volte è stata strumentalizzata o addirittura ridimensionata, se non dimenticata, ma che invece ha incubato e coltivato tutto ciò che di realmente rivoluzionario e buono la Cultura Hip Hop ha portato in sé, diventando l’espressione artistica di tutti coloro che hanno ricevuto il testimone, proprio da Yellow Benjy e dai suoi fratelli.
Vorrei altresì, celebrare l’inestimabile lavoro di coordinamento e realizzazione dell’intervista, svolto da Lello Raia, Giulia Shine Feleppa, Daniela Cono e Vincenzo Capobianco, senza dei quali tutto questo non sarebbe stato possibile.